Il libro che racconta la vita di Giovanni Falcone
Premessa
Lo scopo di questo post è di raccontare tutto ciò che riguarda il lavoro svolto in classe sulla “mafia”, utilizzando un libro in cui viene raccontato la vita di GIovanni Falcone e come la mafia agisce.
Il libro viene narrato da Giovanni, un piccolo bambino di 10 anni che vive a Palermo in cui racconta di una giornata molto importante con il papà, in cui racconterà al figlio la storia di Giovanni Falcone, di tutto ciò che riguarda della sua vita e della sua morte.
Per riuscire a realizzare questo post ho utilizzato:
il libro di Luigi Garlando, “Per questo mi chiamo Giovanni”
Scuola.net
video su youtube
Gli anni della gioventù. Da ragazzo qualsiasi a personaggio
Il giorno del decimo compleanno di Giovanni, il padre gli offre di fare una gita per la città di Palermo e di spiegargli il motivo del suo nome. Arrivati a Mondello fanno il bagno al mare e, mentre si riposano sulla spiaggia, Luigi spiega a Giovanni di portare il nome di un grande uomo, un magistrato che ha combattuto la mafia: Giovanni Falcone. Costui, è morto proprio il giorno in cui è nato il bambino, perciò il padre decide di chiamarlo col suo stesso nome per omaggiare il coraggio tenuto in vita.
Il legame tra il padre di Giovanni e Cosa Nostra
Rituali
Per poter entrare nella famiglia mafiosa bisognava fare un giuramento, che consisteva nel versare delle gocce di sangue su un santino e tenerlo in mano mentre brucia. Dopo la persona verrà considerata uomo d’onore.
Poi ci sono i pentiti, sono quelle persone mafiose catturate dalle forze dell’ordine che poi si pentiranno e confesseranno tutto alla polizia per alleggerire la loro fedina penale e denunciare altri clan di altri boss.
Giovanni Falcone si ritrovò ad interrogare uno di loro e l’uomo in questione fu Tommaso Buscetta, lui era un ragazzo con cui falcone ci giocava da piccolo nell’oratorio. L’8 novembre 1985 furono depositate 600 mila pagine di prove e infatti l’11 novembre del 1986 ci fu la grande vittoria, cominciò il maxi processo a Palermo, in un’aula bunker del carcere dell’Ucciardone in cui ci furono 210 facce dentro a numerose gabbie e dopo circa quasi 2 anni ci fu la sentenza che condanna il mostro a 19 ergastoli, 2665 anni di carcere e con ben 11 miliardi e mezzo di multa
Conclusioni
Questo lavoro è stato molto carino, Eseguire questo lavoro è allo stesso momento educativo perché fa capire in cosa si può andare incontro ogni giorno a spiacevoli inconvenienti e fa capire il coraggio di una persona nel combattere questo brutto mostro.
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